Montalto – “Uma casa portuguesa”

img_3762.jpgI’m writing this post because today was a special day in the little kitchen of the Ortostorto farm, one of the places that I’m currently working as a volunteer.

In the Ortostorto farm many activities are daily developed, such as the kitchen laboratory where the clients learn how to cook and work independently in the kitchen.

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Inspired by the training in Sermugnano where we volunteers were encouraged to share our cultures and customs in our work-places, I decided to give it a try.

 

Since one of the things that Portuguese and Italians share is their love for food, before the farm close for Easter celebrations, I aimed to bring them a little bit of Portuguese gastronomy.

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The menu of the day was “Bacalhau à Brás” e “Ervilhas com ovos escalfados”, or as I and Fed (one of the clients) were calling: “Cibo Portuguese”.

 

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As always, the kitchen was filled with enthusiastic workers. I was surrounded by laughs, Portuguese music and smells that took me home.

 

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I’m very glad with this opportunity because nothing makes me happier than cooking for others and seeing them enjoy it. And I can happily say that the Portuguese food won their hearts.

Written by: Inês
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Non solo cucina

Diana
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Nella mia esperienza SVE (Servizio Volontario Europeo) tra tante attività ho avuto la possibilità di lavorare nel laboratorio di cucina

… come vedete nel VIDEO.

L’attività del Centro consiste nell’imparare a comprare e preparare in modo autonomo  tutto quello che serve per il pranzo per tutte le persone presenti.  Devo dire che la cultura italiana è impregnata della tradizione culinaria e qualche volta mi sembra che il tempo trascorso durante il pranzo sia considerato “santo”. È l’opportunità per tutti per parlare e condividere.

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Ma questa attività ha un senso più profondo e non è “solo cucina”, perché ha anche forte capacità di sviluppo a livello psicologico. Allora, proviamo capire perché il laboratorio di cucina è importante per lo sviluppo dell’aspetto cognitivo di una persona. Prima di tutto dobbiamo conoscere quali sono i processi cognitivi, che sono: la percezione, la memoria, il pensiero ed il linguaggio. Soffermiamoci gradualmente su ciascuno di essi:

  1. La percezione: acquisizione sensoriale dell’interazione tra le persone ed oggetti di diversi materiali, temperature, superfici, colori.
  2. La memoria: sviluppo della memoria visuale, auditiva e operativa tra il ricordo dei piatti che ci sono stati preparati in precedenza, il loro nome, le fasi della loro preparazione.
  3. Il pensiero: sviluppo dei lobi frontali della corteccia cerebrale attraverso l’utilizzo dei piani con le fasi dell’elaborazione per la cottura dei cibi (in immagini o scritte). Si forma anche il concetto delle diverse fasi del processo e delle categorie (verdure, frutte, stoviglie ecc.). Si crea così la visione integrale del processo che è portato alla conclusione.
  4. Il linguaggio e la comunicazione: le attività si realizzano in gruppo, di solito nel laboratorio partecipano da 3 a 6 persone che devono mettersi d’accordo per arrivare ad uno scopo comune (preparare il pranzo). Questo facilita il mantenimento delle funzioni del lobo temporale sinistro della corteccia cerebrale.
  5. Sviluppo dell’emisfero destro della corteccia cerebrale :
  • I concetti matematici tra il calcolo dei prodotti e la quantità che serve, il numero di persone che saranno a pranzo, la quantità delle porzioni fino ad apparecchiare la tavola e contare le stoviglie.
  • I concetti temporanei. Il lavoro con l’orologio nel tempo della cottura per capire quanto tempo ci vuole per cucinare un preciso ingrediente oppure un cibo in relazione all’orario del pranzo.

E tra l’altro…..

  1. L’abilità manipolativa. Il laboratorio di cucina è pieno di attività motorie che servono per sviluppare la micro-motricità: tagliare, lavare, pizzicare, mescolare, triturare ecc.

Ed infine…

Così vediamo che il laboratorio di cucina offre un ampio campo per lo sviluppo e la correzione delle funzioni psichiche. Inoltre cucinare è un’ottima motivazione per tutti perché come dicono nel mio paese “chi non lavora, non mangia”.

(L’articolo, la foto e il video sono stati fatti da Diana Gomez.)